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Il ritorno dei morti viventi: di Zombi, CONSIP, MEPA e altre creature infernali

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A tutte le stazioni radio: una terribile epidemia ha colpito la comunità accademica, e sembra provenire dalla legge di bilancio. Orde di cadaveri tornano in vita e mangiano i vivi… la testa è il loro punto debole. A tutte le stazioni radio militari: ci serve aiuto! (da Zombi 2 di Luigi Fulci 1979, modificato)

Diciannove … c’erano voluti ben 19 anni. Diciannove lunghi anni di aspri combattimenti per liberarsi della Bestia. Grazie all’audace blitz del MIUR, l’Università era stata finalmente liberata dalle tenebre in cui l’aveva costretta MEPA, l’orrenda creatura del mercato elettronico della pubblica amministrazione, i cui viscidi tentacoli costringono professori e ricercatori ad acquistare le loro strumentazioni scientifiche in una specie di Amazon di Stato, macchinosa e inefficiente: un supermercato virtuale in stile sovietico dove di norma i prodotti sono di qualità più scadente e costano di più rispetto a quelli reperibili sul libero mercato. Erano bastate poche righe intrise di saggezza per ricacciare negli inferi la creatura, con l’art. 4 del decreto-legge 29 ottobre 2019 n.126, che finalmente, mentre si scrive, consente alle Università e alle istituzioni AFAM di approvvigionarsi sul libero mercato per l’acquisto di beni e servizi funzionalmente destinati alle attività di ricerca. Ma gli zombi, si sa, riprendono vigore, e la creatura infernale oggi nuovamente minaccia la nostra indifesa comunità. Con l’art.71 del testo bollinato della legge di bilancio, il governo contraddice se stesso in modo clamoroso a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge della liberazione. La soluzione è una sola, per CONSIP e MEPA, così come per gli zombi: colpire al cervello. Usandolo – il cervello – si potrebbe infatti fare un emendamento semplice, chiaro e omnicomprensivo per la Soppressione della Concessionaria Servizi Informativi Pubblici (CONSIP).

Diciannove … c’erano voluti ben 19 anni.

Diciannove lunghi anni di aspri combattimenti per liberarsi della Bestia.

Tanta attesa alla fine della terribile lotta aveva giustificato un trionfale Bollettino della Vittoria

Grazie all’audace blitz del MIUR, l’Università era stata finalmente liberata dalle tenebre in cui l’aveva costretta MEPA, l’orrenda creatura del mercato elettronico della pubblica amministrazione, i cui viscidi tentacoli costringono professori e ricercatori ad acquistare le loro strumentazioni scientifiche in una specie di Amazon di Stato, macchinosa e inefficiente: un supermercato virtuale in stile sovietico dove di norma i prodotti sono di qualità più scadente e costano di più rispetto a quelli reperibili sul libero mercato.

MEPA – acronimo di Mostruosa Entità Perversa Assai, figlia di CONSIP, Creatura Orripilante e Nefasta Senza Intelligenza Pratica, l’infernale centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana – è sbucata dalle porte dell’Ade nel primo anno del nuovo millennio, recando dono di sventura ai vivi. Essa ha contribuito a far lievitare di 300 miliardi (pari a circa il 70%) la spesa pubblica nazionale e, con questa, il debito pubblico. Ha imprigionato i funzionari pubblici in un’angosciante morsa di burocrazia e terrore, obbligando l’intero settore pubblico ad approvvigionarsi con prodotti spesso di qualità inadeguata, con grave danno per la piccola e media impresa, che è la spina dorsale dell’economia nazionale. Ha fatto vacillare un governo della Repubblica, facendo strame di un ministro, in una oscura storia di appalti, microspie, trojan e intercettazioni che ha coinvolto carabinieri, parlamentari, ministri, magistrati, fino a sfiorare il sacro colle del Quirinale.

CONSIP e il suo strampalato mercato elettronico hanno messo a ferro e fuoco i princìpi su cui si fonda una democrazia liberale.

Erano bastate poche righe intrise di saggezza per ricacciare negli inferi la creatura, con l’art. 4 del decreto-legge 29 ottobre 2019 n.126, che finalmente, mentre si scrive, consente alle Università e alle istituzioni AFAM di approvvigionarsi sul libero mercato per l’acquisto di beni e servizi funzionalmente destinati alle attività di ricerca.

Ma gli zombi, si sa, riprendono vigore, e la creatura infernale oggi nuovamente minaccia la nostra indifesa comunità.

Con l’art.71 del testo bollinato della legge di bilancio, il governo contraddice se stesso in modo clamoroso a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge della liberazione.

Il mefitico articolo 71 ripropone infatti l’obbligo perentorio di approvvigionamento con gli strumenti CONSIP per tutte le amministrazioni statali centrali e periferiche, ivi comprese le istituzioni universitarie, generando così un mostruoso cortocircuito normativo, visto che il decreto-legge dovrà essere presumibilmente convertito negli stessi giorni della legge di bilancio. L’art. 71 sembrerebbe quindi lasciare intendere che chi l’ha proposto ha intenzione di lasciar cadere nel vuoto il provvedimento da convertire in legge entro il 29 dicembre 2019.

Ma questo è solo il grottesco finale di una lunghissima e spaventevole vicenda le cui origini affondano all’alba del millennio.

Tutto nasce nel 2000, quando la terrificante creatura CONSIP viene evocata fra i vivi al termine di un rito propiziatorio che genera la legge finanziaria del governo Amato II, ove vede la luce il programma di razionalizzazione della spesa pubblica per beni e servizi. Cupo regista del lugubre rito è il tetro ministro Vincenzo Visco.

Due anni dopo, sotto il secondo regno del crudele imperatore Berlusconi e dello spietato consigliere Giulio Tremonti, superministro di Economia e Finanze (che di lì a poco di altre orrende nefandezze – assai note all’indifeso popolo universitario – si macchierà la coscienza), accade l’irreparabile: dal purulento ventre della creatura CONSIP si erge la mostruosa entità MEPA.

Università ed Enti pubblici di Ricerca se ne accorsero però solo nel 2006, quando la legge finanziaria dell’impietoso governo Prodi II, sotto la diabolica regia del ministro Padoa-Schioppa e del suo vice – sempre lui – l’inesorabile Vincenzo Visco, obbligarono tutta la pubblica amministrazione italiana ad approvvigionarsi tramite CONSIP e MEPA.

Per la verità, come scritto altrove, i pur paranoici commi 449, 450 e 452 dell’art.1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 avevano esplicitamente previsto l’esclusione degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie.

Ma si sa che – parafrasando Don Abbondio – i funzionari scolastici e accademici il coraggio non se lo possono dare, anche perché i famigerati commi sono stati modificati da quasi tutte le successive agghiaccianti leggi finanziarie (e non solo), tanto da diventare un orrido guazzabuglio di parole indecifrabili. Fatto sta che Scuola e Università, seppur esentate dall’obbligo legislativo, si autoimposero CONSIP e MEPA nel sovrano esercizio della propria autonomia, da sempre votata al sacrifizio nel nome del dio Masoch.

Restavano fuori dall’esenzione gli Enti Pubblici di Ricerca, per i quali fu necessario un apposito decreto legislativo nell’ambito della pseudo-semplificazione della Pubblica Amministrazione del raccapricciante governo Renzi, con la spettrale ministra Madia (art. 10 comma 3 del Decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218).

Ma si sa che anche i funzionari degli enti di ricerca non sono impavidi condottieri e, per star tranquilli – brutte leggende fiorivano sulla terribile sorte toccata a chi si era avventurato a ragionare con la sua testa, perdendola sotto i terribili colpi di sentenze provenienti dal litigioso regno delle corti amministrative e contabili – preferirono disattendere l’esenzione, per continuare ad autoflagellarsi con CONSIP e MEPA, sulle meste orme tracciate dagli sciagurati colleghi universitari.

A complicare ulteriormente le cose intervenne il granguignolesco governo Renzi, con la complicità del perverso ministro Padoan, che inserì nella legge finanziaria 2016 i malefici commi 512 e 516 dell’art.1 per rendere cogente il ricorso agli strumenti di acquisto e negoziazione CONSIP per tutti gli approvvigionamenti di beni e servizi informatici e di connettività, anche del valore di pochi euro.

Eppure, come sempre beffardo e maligno, solo pochi giorni prima il presidente Renzi aveva annunciato col suo agghiacciante ghigno alla stampa riunita a Venezia: “Da questo governo vi giunga la richiesta a scrivere insieme le nuove regole del gioco per l’università. Dobbiamo togliere l’Università dal perimetro della pubblica amministrazione perché non si governa l’università con gli stessi criteri con cui si fa un appalto in una Asl o in un comune”.

Solo alcune voci si levarono con forza in quegli anni bui dell’interminabile eclisse della ragionevolezza e del buon senso.

Fra queste piace ricordarne alcune.

Gli audaci reparti speciali del Consiglio Universitario Nazionale, che denunciarono la mostruosità delle procedure di acquisto di beni e servizi tramite MEPA nel loro documento Semplifica Università per cominciare già nel 2014 e che si scontrarono con l’indifferenza generale.

Il valoroso squadrone di teste di cuoio della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane che ribadì lo stesso concetto nel suo manifesto Verso una nuova Università sempre nel 2014, anch’esso miserevolmente disperso nel disinteresse collettivo.

Il prode Prof. Marco Bella, oggi deputato, con il suo memorabile articolo sul Fatto Quotidiano del 27 gennaio 2017 nel quale forniva un accurato reportage dell’assurdo spreco di tempo, di intelligenza e di pazienza per l’acquisto di un hard disk dal favoloso costo di 52 euro.

Gli epici rappers Bello Assegnisto e Precarioz che alle assurdità di CONSIP e MEPA dedicarono addirittura un video swag.

L’eroica Elena Dusi con il suo pezzo su La Repubblica del 13 giugno 2019, dove si legge che «le procedure che ogni scienziato deve seguire sono 40 per acquistare strumenti di laboratorio tra 100 euro e 40 mila euro», per cui si «deve passare attraverso la “Procedura”: un infernale gioco dell’oca» che nel caso di una ricercatrice del CNR «è costato due mesi di lavoro, ha coinvolto 5 persone e fatto spendere 100 euro in più».

Il fuoco di sbarramento degli eroici autori, che dal fortino del blog ROARS hanno sparato tutti i proiettili a disposizione con bombardearchibugimoschetti e schioppi per abbattere le mostruose creature nelle loro varie e sempre mutevoli conformazioni.

L’impavida deputata Manuela Ghizzoni e l’intemerata senatrice Francesca Puglisi (entrambe PD) che tentarono un’ardimentosa incursione a colpi di emendamento nella legge di bilancio 2018, purtroppo respinta dalla stessa sconclusionata maggioranza di governo PD.

Il leggendario capo dipartimento Prof. Giuseppe Valditara che il medesimo emendamento cercò di proporlo più volte ai tempi del tristo governo giallo (di rabbia) – verde (di bile): prima in occasione della legge di bilancio 2019, poi con il decreto-legge “crescita” e infine con quello “salva precari”, dove peraltro l’emendamento venne anche approvato in Consiglio dei Ministri soli pochi giorni prima della rovinosa caduta del governo per le intemperanze dello scellerato ministro Matteo Salvini.

In tutta questa storia, ad ogni colpo assestato, CONSIP e MEPA sono sempre tornati in piedi come zombi.

E in effetti agli zombi assomigliano molto.

Essi infatti non hanno vita giuridica, perché, come abbiamo dimostrato, scuole e università sono state esplicitamente esonerate dalle grinfie dell’entità e dalla creatura fin da subito e, poco dopo, anche gli enti pubblici di ricerca.

Eppure si muovono senza averne bisogno, perseguitando la specie universitaria nella vita di tutti giorni, generando situazioni terrificanti e immonde, senza smettere di seminare panico fra i funzionari amministrativi.

Tutte le volte che si tenta di abbatterli, gli zombi giacciono per un po’ per terra e poi inesorabilmente riprendono la posizione eretta e il loro spaventevole incedere.

La soluzione è una sola, per CONSIP e MEPA, così come per gli zombi: colpire al cervello.

Usandolo – il cervello – si potrebbe infatti fare un emendamento semplice, chiaro e omnicomprensivo, da inserire in qualche legge a caso (decreto-legge no: è troppo pericoloso con gli zombi!), del tipo:

Soppressione della Concessionaria Servizi Informativi Pubblici (CONSIP)

A decorrere dal 1° gennaio 2020 le società del Gruppo CONSIP SpA sono sciolte.

Le stesse sono cancellate d’ufficio dal registro delle imprese ed estinte, senza che sia esperita alcuna procedura di liquidazione.

Dalla data di entrata in vigore della presente legge è fatto divieto alle società di cui al presente articolo di effettuare qualsivoglia tipologia di attività.

Al personale delle società del Gruppo CONSIP SpA, con contratto di lavoro a tempo indeterminato e determinato, sarà assegnato il reddito di cittadinanza con divieto assoluto di espletare ulteriori attività lavorative.

Ai professori universitari è consentito di approvvigionarsi sul libero mercato, anche su Amazon ed EBay, allorquando ne ravvisino la convenienza e l’economicità.

Un colpo secco al cervello e la notte dei morti viventi tornerà a essere solo un film osannato dagli appassionati del genere.

Ed è proprio per questo che, a proposito di cervello, l’art. 71 della legge di bilancio va ritirato senza se e senza ma.

Quando non ci sarà più posto all’inferno, i morti cammineranno sulla terra … se li sottovaluti finisce che quelli ti mangiano a colazione. Loro hanno un grosso vantaggio su di noi: non pensano. E quel branco là fuori sono solo una parte. Ogni giorno che passa ce ne saranno di più. (da Zombi di George A. Romero, 1978)

Ceterum censeo CONSIP esse delendam!

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